Le vacanze possono essere una grande occasione per stimolare la comunicazione e la relazione dei nostri figli, in quanto ci offrono tante occasioni per stare insieme in vari contesti e soprattutto ci consentono si sentirci rilassati avendo più tempo a disposizione senza avere fretta. Visitare posti nuovi ed incontrare nuove persone in vacanza, già rientra nella prima attività di grande utilità per stimolare la comunicazione ed il linguaggio dei bambini. In vacanza si sperimentano infatti tanti nuovi stimoli piacevoli a cui dando un nome con una certa ripetitività (per tutta la durata della vacanza) amplieremo il bagaglio semantico lessicale dei nostri figli, essendo noi stessi mediatori di nuovi apprendimenti. Stimolare il linguaggio in contesto naturale ed in famiglia inoltre, ha il vantaggio di far transitare gli apprendimenti, attraverso la voce, lo sguardo ed i corpo di mamma e papà. Sappiamo bene quanto l’apprendimento sia legato all’emozione.Un’analisi di scansioni di imaging cerebrale mostra che i bambini in età scolare che sono stati più esposti alle conversazioni con gli adulti hanno una maggiore connettività nelle aree del cervello cruciali per il linguaggio. Il risultato getta luce sui fattori ambientali che influiscono sullo sviluppo neurocerebrale infantile e offrono una nuova base teorica per i programmi d’intervento precoce nei casi di deficit linguistico Bambini che intrattengono regolarmente conversazioni con gli adulti sviluppano connessioni cerebrali più forti e stabili in due regioni cerebrali cruciali per il linguaggio. È quanto è emerso da uno studio pubblicato sulla rivista “Journal of Neuroscience” da Rachel Romeo e colleghi del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge, che aggiunge un tassello importante al complesso mosaico delle conoscenze sul legame tra l’ambiente dei primi anni di vita e lo sviluppo neurocerebrale. L’area di Broca e l’area di Wernicke, infatti, le due aree fondamentali per il linguaggio, mostravano una maggiore connettività nei bambini più esposti al dialogo con i genitori. Il risultato è indipendente dal livello di retribuzione dei genitori e dalla loro scolarità, indicando che lo status socioeconomico in questo caso non c’entra.
La ricchezza del vocabolario dei bambini in età prescolare e la rapidità con cui imparano nuove parole variano enormemente da soggetto a soggetto, e numerose ricerche di psicologia evolutiva hanno cercato di capire il perché. Ora un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” a firma di un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago e della Drexel University a Philadelphia sottolinea l’importanza di un aspetto finora trascurato: la qualità degli indizi non verbali che i genitori o più in generale che gli adulti sono in grado di offrire ai piccoli che iniziano a parlare. Ciò significa in altre parole che non conta soltanto la quantità di input verbali in cui i bambini sono immersi, ma anche quanti e quali riferimenti visivi presenti nell’ambiente riescono ad associare alle parole.
“Il vocabolario prescolare è uno dei maggiori predittori del successivo successo scolastico”, ha spiegato Erica Cartmill, primo autore dell’articolo apparso su PNAS. “Occorre perciò prestare la massima attenzione ai fattori che possono influenzarlo”.
Ecco di seguito alcuni spunti di gioco ed attività da fare in vacanza:
I genitori devono essere consapevoli del fatto che non esiste un “limite inferiore” all’età alla quale i bambini sono capaci di imparare nuove parole. “I genitori dovrebbero parlare sempre con i bambini, – conclude Schafer – anche quando questi sembrano non capire“.
Riferimenti bibliografici: Schafer, “Infants Can Learn Decontextualized Words Before Their First Birthday”. Child Development, Vol. 6, No. 1, (2005)
Dott.ssa Carmen Guarino
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale