Perdere peso con la testa: programmi di psicoterapia cognitivo comportamentale

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E’ di dominio comune l’esistenza di un’obesità reattiva, più frequente nell’adulto e consequenziale a situazioni di  stress. Sotto il profilo emotivo ciò comporta una reazione compensatoria iperfagica, cioè caratterizzata e provocata da un consumo alimentare eccessivo. Esiste inoltre un’obesità di sviluppo, anche questa conseguente a vicende emozionali e relazionali, ma proprie dell’età evolutiva, che si associa ad iperfagia e bulimia. Alla luce degli studi più recenti, il comportamento alimentare risulta estremamente complesso: è il risultato di una somma di influenze genetiche, biologiche, psicologiche, sociali, nelle quali si fondono l’apprendimento, il condizionamento e l’affettività.

Il nostro comportamento alimentare di fatto è rivolto per natura a soddisfare il bisogno di sopravvivenza, ma in alcune circostanze può perdere la sua finalità originaria. In tali casi finisce per far fronte più che ai bisogno di stomaco , a bisogni psicologici ed emotivi, come accade nel comportamento di eating emozionale. L’ipotalamo, l’organo che ha, tra gli altri suoi numerosi compiti, quello di regolare l’alimentazione, riceve infatti delle afferenze, cioè dei segnali, da ogni parte del cervello e della corteccia cerebrale. Quindi la sua attività risente anche della vita psichica e affettiva che può condurci ad un consumo eccessivo di cibo. Dal punto di vista della psicologia comportamentista, il cibo riveste sia il valore di rinforzo positivo, associato con il piacere intrinseco legato all’atto d mangiare, sia il valore di rinforzo negativo, associato con il porre termine allo stato di deprivazione. Avendo sperimentato che il cibo è gratificante ed appagante si finirà per ricorrere ad esso in una molteplicità di situazioni che agiscono per noi da segnale, in un processo di apprendimento condizionato. Il legame tra umore e cibo è stato dimostrato anche attraverso sperimentazioni controllate a cui hanno partecipato soggetti con problemi di depressione. I risultati della sperimentazione hanno evidenziato che un’alta percentuale di soggetti ha migliorato il tono dell’umore conducendo una dieta ricca di verdura, frutta, pesce, noci, cibi integrali, proteine, tutti alimenti che aumentano la serotonina, al contrario, una dieta povera di latticini, carboidrati e carne abbassa il contenuto di dopamina e renderebbe più distaccati ed indifferenti sotto il profilo emotivo.

L’attenzione di chi vuol perdere peso dunque non deve essere focalizzata sul calo di peso in sé, quanto piuttosto sulle strategie per farlo.

Come per tutti i programmi sono necessari impegno, costanza e soprattutto una forte motivazione. Lavorare sulla motivazione è fondamentale affinché non si abbandoni la dieto-terapia, tenendo sempre presente che i vantaggi nel tenere duro, sono maggiori dell’impegno e dello sforzo impiegato. Un aiuto effettivo è l’automonitoraggio del comportamento alimentare, registrando giornalmente su di un diario la quantità e la qualità di cibo che si mangia, dove, con chi,  questo è importante quanto registrare i pensieri e le emozioni, soprattutto evidenziare i successi, per esempio tutte le volte che si riesce a controllare l’impulso a mangiare. I programmi cognitivo comportamentali in un percorso di dietoterapia mirano a far sviluppare nella persona, nuove idee e credenze ed a scardinare quelle disfunzionali, insegnano a gestire lo stress , a riconoscere e dominare le emozioni negative, a controllare lo stimolo e l’impulso a mangiare sull’onda emotiva, a cambiare comportamenti e stili di vita, a gestire i sensi di colpa. I benefici psicologici della dietoterapia inoltre devono tener presente sempre la percezione di autoefficacia e l’autostima.

Tra le false credenze che devono essere combattute, perché nemiche di un programma di autocontrollo del peso vi sono:

  • per dimagrire si deve digiunare
  • occorre saltare i pasti
  • solo un farmaco miracoloso o alimenti speciali possono produrre risultato
  • dimagrire è inutile tanto si recupera tutto
  • il sovrappeso e l’obesità sono sempre state causate da una disfunzione ormonale
  • la forza di volontà appartiene ad altri
  • la dieta peggiora umore e relazioni
  • per dimagrire non si può mangiare ciò che ci piace
  • se trasgredisco una volta è tutto perso

Alcune Convinzioni che sono nostre alleate:

  • il controllo mi aiuta a perdere peso
  • saltare i pasti espone alla perdita di controllo quindi è da evitare
  • quando trasgredisco non è tutto perso
  • adesso è ora di iniziare

Nel programma psicoterapico oltre i pensieri e le emozioni verranno forniti alcuni suggerimenti comportamentali per controllare i fattori che precedono l’ eccessiva alimentazione come per esempio:

  • Ridurre le uscite a ristorante o preferire ristoranti con cucine povere di grassi;
  • Evitare di arrivare ai pasti troppo affamati;
  • Non soffermarsi di fronte ai carrelli delle vivande (evitare gli stimoli psicosensoriali dei cibi);
  • Evitare gli assaggi;
  • Fare la spesa dopo aver mangiato, comprare solo i cibi della lista che avete stilato per la dietoterapia, portare solo il denaro strettamente necessario per quella lista;
  • Magiare nella stessa stanza , stesso posto, ad orari fissi evitando di distrarsi in altre attività, ma concentrarsi su ciò che si mangia;
  • Uscire con amici che fanno la dieta.

Riferimenti bibliografici: Enrico Rolla, M.Vittoria Bossolasco, 2006. “Perdo Peso”, Gribaudi.

 

Dott.ssa Carmen Guarino

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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