Ricercatori di sensazioni: Sensation seekers

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La ricerca di emozioni estreme è insita nell’essere umano: pensiamo ai bambini, che fin dai primi mesi di vita adorano essere lanciati in aria per poi cadere nel vuoto, fino ad incontrare di nuovo le braccia dell’adulto. Pensiamo agli adolescenti, che nel percorso di ricerca di un sé differenziato da quello dei genitori e a causa di un non completo sviluppo della corteccia prefrontale (che permetterebbe di prevedere anticipatamente le conseguenze delle proprie azioni, quindi a filtrare i comportamenti potenzialmente pericolosi) tendono ad agire per contrasto rispetto ad un dato sistema educativo genitoriale, mettendo in atto condotte di protesta e trasgressione, spesso pericolose. Pensiamo ai parchi divertimenti, con le loro attrazioni adrenaliniche.

Dunque perché anche da adulto c’è chi si butta da un ponte con un filo attaccato al piede, o chi sente la necessità di arrampicarsi a mani nude su alte piattaforme rocciose e senza alcuna protezione, chi ricerca sempre relazioni altamente pericolose?

Li chiamano sensation seeker, cercatori di sensazioni, ma più che cercatori sono veri e propri cacciatori. Persone, uomini e donne, che hanno bisogno di pura adrenalina, provocata dalla novità e da stimoli intensi. In poche parole: dal rischio.

Bisogno estremo di adrenalina:

Droghe, velocità, pericolo, corse, scalate, precipizi, sport estremi, relazioni tormentate. Tutto va bene, purché sia adrenalinico. Il sensation seeker cerca sensazioni forti, che facciano battere il cuore, che facciano sentire vivi.L’incolumità? Poco importa: c’è sempre la sicurezza di farcela. E si può fare man bassa di adrenalina anche nei momenti di “pausa”, con musiche d’impatto e film d’azione, feste movimentate e viaggi avventurosi. L’importante è non annoiarsi, vincere la staticità, sentirsi sempre attivo. È una conseguenza dell’attivazione del sistema adrenergico, un sistema che si mobilita nelle situazioni in cui il nostro organismo percepisce un pericolo di sopravvivenza. La nostra mente dunque associa queste sensazioni piacevoli e desiderabili di autoefficacia e potenza all’evento rischioso, e saprà che si riproporranno solo quando quest’eventualità si presenterà ancora.

L’adrenalina però, come ogni sostanza chimica nel nostro organismo, tende ad avere una potente efficacia solo e soltanto perché viene stimolata raramente. Il nostro corpo infatti, davanti ad un uso cronico dell’adrenalina, innalzerebbe la soglia per l’emissione (assuefazione) e, nel lungo termine, collasserebbe. Nell’essere umano il desiderio del brivido e della sensazione che le montagne russe danno lo stimola a superare la paura delle stesse. A fare un giro, forse due sull’attrazione. Poi, ad abituarsi a quella sensazione, perdendo quindi interesse, sentendosi sufficientemente appagato o spostandosi su un’altra attrazione, sconosciuta, del parco divertimenti. Ciò che nel seeker non scatta è il meccanismo di appagamento.

Tutto questo può essere definito un disturbo?

Il primo a parlarne fu Zuckerman negli anni ’70, ma non si tratta di un disturbo psichiatrico: tecnicamente è un tratto di personalità, una caratteristica stabile e (di base) sana del modo di essere di molte persone. Quindi, cercare delle sensazioni forti di per sé non è un disturbo e può anzi essere totalmente adattivo con certi stili di vita. Pensiamo per esempio a chi, per lavoro, si trova spesso in condizioni estreme o a fare vere e proprie avventure. Poi, in generale, molti adolescenti potrebbero essere definiti sensation seekers, ma la verità è che l’adolescenza è un momento in cui la personalità sta ancora definendosi, quindi sarebbe inopportuno mettere quest’etichetta.

Invero è che in psicologia clinica e in psichiatria un determinato tratto di personalità o modello comportamentale non è patologico di per sé, ma lo diventa a seconda dell’intensità e del modo in cui lo si esprime. Ogni patologia è una funzione “normale” che devia dal suo percorso fisiologico fino a diventare abnorme, anormale. Perciò il pilota che corre 300 km/h sulla pista o la controfigura che compie voli e tuffi spettacolari sono persone con tratti sicuramente da sensation seeker che però hanno scelto una via socialmente accettabile per soddisfare il loro bisogno. Riuscendo a sviluppare un comportamento adattivo a partire da un tratto potenzialmente disadattivo del temperamento.

È dunque la pericolosità delle situazioni in cui il sensation seeker può mettere se stesso o gli altri a rappresentare il disadattamento di questo bisogno.

Quello che si è visto  è che alcune persone a cui è stato diagnosticato un certo disturbo di personalità spesso possono essere dei sensation seekers. Questo per esempio vale per il Disturbo di Personalità Antisociale o per il Disturbo di Personalità Borderline benché non è una regola, sia chiaro.

Marvin Zuckerman, in un suo recente libro sull’argomento, ha parlato di alcuni aspetti biologici e sociali che determinerebbero i tratti di personalità di un sensation seeker.

Più nello specifico sono stati individuati 4 tratti:

  1. Ricerca di tensione e avventura:si esprime nel bisogno di fare attività esterne, anche rischiose, che facciano provare sensazioni forti e nuove
  2. Ricerca di esperienze:il bisogno di provare esperienze sensoriali, mentali o anche sociali nuove, diverse dal solito, anche anticonformiste
  3. Disinibizione:la preferenza per attività “senza controllo”, come feste selvagge, bere estremo, promiscuità sessuale, ecc.
  4. Suscettibilità alla noia:intolleranza per situazioni (e persone) noiose e ripetitive

Volere questo è un bene o un male?

Come detto, un sensation seeker può vivere tranquillamente la sua vita. Anzi, spesso sono quelle persone che aprono la strada, che creano nuovi percorsi lì dove sembra troppo pericoloso attraversare, permettendo a tutti di progredire e andare avanti. Tutto, naturalmente, dipende dalla capacità di gestione e controllo della propria vita e delle proprie azioni, che a volte può essere molto ridotta.

Dunque se si teme di essere travolti dal bisogno di sensazioni forti, ebbene riprendere in mano in timone della razionalità e farvi guidare.

Le sensazioni forti che ci fanno sentire vivi, sono forti proprio perché si manifestano in rare e specifiche occasioni. Cercare di riportare quel tipo di sensazioni nella vita quotidiana è un tentativo fallimentare perché nel ripetersi queste sensazioni estreme perdono la loro unicità, diventando loro stesse quotidianità, abitudine, quindi, per il seeker, noia. Per il seeker dunque sarà importante lavorare sulla tenuta nella quotidianità, sulla vita reale, forse meno ricca di scosse adrenaliniche, forse meno eccitante. Ma ricca di un altro tipo di emozioni e sensazioni, realistiche e reali.

 

Riferimenti Bibliografici:

 

Dott.ssa Carmen Guarino

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

 

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