Resilienza: innata o appresa?

Adolescenza: la vera sfida educativa
Adolescenza: la vera sfida educativa
Febbraio 20, 2018
Resilienza: innata o appresa?

Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri riescono a risalirvi sopra. Lottare per tentare di risalire su una barca capovolta dalla forza del mare fa riferimento al verbo “resalio” (dal latino saltare, rimbalzare), termine usato dagli antichi per indicare la capacità di resistere alle situazioni avversive.

Che cos’è la resilienza?
Il concetto di resilienza deriva dalla fisica ed indica la capacità di un materiale di assorbire energia in caso di urto, ovvero di sopportare gli urti senza spezzarsi. Dall’esperimento di Charpy, che studia la resilienza in fisica, ne deriva che i materiali fragili assorbono poca energia, mentre i materiali duttili al contrario assorbono molta energia.
Così anche in ambito psicologico, si definisce “resilienza” la capacità delle persone di riuscire ad affrontare gli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita, adattandosi a situazioni oggettivamente drammatiche.
L’individuo resiliente riesce a far sì che l’evento negativo diventi momento di crescita e realizzazione, in quanto permette l’acquisizione di competenze utili per migliorare la propria qualità di vita.

Chi la possiede?
L’evoluzione ha permesso che gli esseri umani fronteggiassero ogni ostacolo o problema in modo efficace, consentendo la sopravvivenza a guerre, carestie e catastrofi naturali. Noi tutti abbiamo ereditato questa resistenza psicologica o “resilienza” ma, sebbene questa caratteristica sembri essere naturalmente insita negli esseri umani, essa può essere ulteriormente appresa e migliorata nel corso dell’esistenza di ciascuno mediante l’apprendimento. Generalmente, la maggior parte delle persone riesce ad adattarsi e a superare indenne le avversità più severe.

Come potenziarla?
Diventare psicologicamente più resistenti è possibile. La resilienza dipende dagli occhiali mediante cui gli individui vedono e interpretano se stessi, gli altri e il mondo. Cambiare le lenti permette di mantenere un buon adattamento alla realtà, così da considerare gli eventi negativi come potenziali spunti di crescita e apprendimento. Allenare la nostra resilienza è fermarsi a riflettere circa la nostra reazione automatica e irrazionale in circostanze fortemente avverse, cercando di ampliare il nostro punto di vista e comprendere cosa può esserci di aiuto.

Accettare sentimenti spiacevoli e considerare i propri pensieri disfunzionali come contenuti della nostra mente, e non della realtà, permette di accrescere e potenziare la nostra resilienza.
L’individuo resiliente è colui che è consapevole di cosa può e non può modificare, è capace di tollerare la frustrazione, è flessibile ed elastico, non nega l’evento o il trauma, ma lo circoscrive e lo integra nelle proprie risorse, limitando conseguenze permanenti e distruttive di avversità pregresse.

Riferimento bibliografici:
Cyrulnik, B. & Malaguti, E., a cura di, (2005). Costruire la Resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi. Erickson, Trento;
Trabucchi, P. (2007). Resisto dunque sono. Corbaccio, Milano.

Dott.ssa Denise Scialoia
Psicologa Psicoterapeuta
Specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale

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